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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), IX, 31
 
originale
 
31. Die sequenti filia eius accurrit e proxumo castello, in quod quidem denupserat, maesta atque crines pendulos quatiens et interdum pugnis obtundens ubera, quae nullo quidem domus infortunium nuntiante cuncta cognorat, sed ei per quietem obtulit sese flebilis patris sui facies adhuc nodo revincta cevice, eique totum novercae scelus aperuit de adulterio, de maleficio, et quem ad modum larvatus ad inferos demeasset. Ea cum se diutino plangore cruciasset, concursu familiarum cohibita tandem pausam luctui fecit. Iamque nono die rite completis apud tumulum sollemnibus familiam supellectilemque et omnia iumenta ad hereditariam deducit auctionem. Tunc unum larem varie dispergit venditionis incertae licentiosa fortuna. Me denique ipsum pauperculus quidam hortulanus comparat quinquaginta nummis, magno, ut aiebat, sed ut communi labore victum sibi quaereret.
 
traduzione
 
Il giorno dopo dalla borgata vicina, dove da tempo aveva preso marito, accorse la figlia del mugnaio, sconvolta, coi capelli scarmigliati e percuotendosi il petto. Senza che nessuno l'avesse avvertita della disgrazia era venuta a sapere ogni cosa perch? in sogno le era apparsa l'ombra miserevole del padre ancora con il laccio stretto al collo e le aveva rivelato tutti i misfatti della matrigna, l'adulterio, l'incantesimo, il modo com'egli era stato ucciso dopo essere stato stregato. Per molti giorni ella non fece che piangere e disperarsi e soltanto quando i familiari, tutti insieme, intervennero, la poverina pose tregua al dolore. Al nono giorno, conclusi i riti funebri sulla tomba dell'estinto, ella fece vendere all'asta tutti i beni dell'eredit?, gli schiavi, le suppellettili e tutte le bestie. La capricciosa fortuna cos? disperse qua e l? con una vendita in blocco il patrimonio di una famiglia. Io fui comprato da un povero ortolano per cinquanta sesterzi, una gran somma a sentir lui, ma almeno, cos?, mettendo insieme la nostra fatica, egli avrebbe avuto di che campare.
 

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